DIFFERENZE TRA FAVOLE E FIABE
Ma favole e fiabe sono la stessa cosa?
E se non lo sono, quali sono le differenze tra favole e fiabe?
Queste sono domande che vengono fatte molto spesso, e anche gli allievi dei nostri Corsi di Scrittura Creativa SCRIVERE FAVOLE E FIABE all’inizio si confondono.
In effetti, ci sono delle grandi differenze, sia nella struttura che negli scopi che storicamente svolgevano e che in parte svolgono ancora. In questo piccolo articolo introduttivo ne vedremo alcune delle principali.
Non entreremo troppo nel tecnico, magari lo faremo in un altro articolo per chi vorrà seguire i nostri approfondimenti.
Innanzitutto, diciamo che la favola nasce prima della fiaba. O meglio, per essere precisi, noi abbiamo notizia dell’esistenza delle favole molto prima di quelle delle fiabe.
Infatti, i primi testi scritti in cui sono riportate delle favole risalgono più o meno al I secolo dopo Cristo, cioè circa 2000 anni fa, e sono le famose Favole di Esòpo.
Esòpo, però, visse forse tre o quattrocento anni prima, e forse non è nemmeno esistito davvero, ma ne parliamo fra un attimo.
Invece, le prime fiabe ‘ufficiali’ vengono stampate a inizio Seicento e sono quelle di Giovanbattista Basile, napoletano, con Lo Cunto de li Cunti. In questo libro, fra l’altro, è riportata la prima versione occidentale della famosa fiaba di Cenerentola. Puoi ascoltarla qui.
In seguito arrivano Charles Perrault, alla fine del 1600 e ii Fratelli Grimm, all’inizio dell’Ottocento
In realtà, sia le favole che le fiabe fanno parte del grande patrimonio dell’antica cultura popolare orale, cioè quella che veniva tramandata col racconto, senza scrivere nulla, ed è questo il motivo per cui non siamo certi dell’esistenza di Esòpo. Magari era una figura mitica, inesistente, cui sono stati attribuiti una serie di racconti popolari; o forse fu la persona che raccolse queste storie e le mise insieme… chissà.
Ma questo non toglie che esistano differenze anche abbastanza grandi fra i due generi, cioè fra favole e fiabe.
Le favole sono quasi sempre molto brevi, e in ogni modo più brevi delle fiabe, e molto spesso hanno come protagonisti gli animali.
Le favole ‘storiche’ di Esòpo e poi di Fedro sono davvero molto brevi, soltanto una scena o due; quelle di La Fontaine sono un po’ più lunghe e articolate, ma sempre brevi. Si tratta, in realtà, sempre delle stesse favole riprese ed elaborate, non di favole nuove.
Tutti gli autori successivi a Esòpo si ispirano a lui; per cui possiamo avere diverse versioni della storia della formica e della cicala, per esempio, senza però che la vicenda cambi nei suoi tratti principali.
Questo però non vuol dire che non si possano scrivere oggi favole nuove e originali. Certo che si può, rispettandone però la struttura e le caratteristiche.
Nelle favole più antiche, nelle prime righe si pongono certe condizioni, si illustra una situazione; e poi tramite un dialogo o un’azione si va direttamente alla scena successiva e poi al finale.
Nelle favole di epoca successiva, o in quelle che possiamo scrivere noi oggi, si dà invece maggiore importanza a un piccolo sviluppo della storia, con l’aggiunta di scene e un’ambientazione un poco più dettagliata. Tutto questo allo scopo di renderle più interessanti e fruibili dai lettori e dagli ascoltatori.
Molte favole hanno come protagonisti gli animali, sia quelle storiche che quelle più moderne. Fra quelle storiche, sono quelle che nei secoli hanno avuto più successo e sono state più di frequente copiate o rielaborate.
Gli animali, nelle favole, hanno la funzione di esempio, di scorciatoie narrative. Sono simboli che si riferiscono a una qualità interiore o esteriore, qualità che è evidente e condivisa da tutti: la formica è laboriosa, il cane è fedele, la volpe è astuta, l’usignolo canta bene. In questo modo, il lettore viene immediatamente introdotto nella storia, senza bisogno di spiegazioni che riguardino i protagonisti.
Nelle favole, è assolutamente necessario che ci sia la cosiddetta morale, cioè un insegnamento finale che deriva da quanto è appena accaduto o si è appena raccontato. Si tratta di insegnamenti molto semplici, che hanno quasi sempre a che fare con la vita pratica e i comportamenti quotidiani.
Alcune morali sono diventate proverbi, come per esempio ‘chi la fa, l’aspetti’, ‘chi troppo vuole, nulla stringe’ e via di seguito.
Per noi, a volte, le morali delle favole sono in effetti un po’ semplicistiche o un po’ banali, ma dobbiamo ricordare che storicamente le favole nascono per uno scopo educativo: vogliono trasmettere in modo semplice e interessante norme morali e di comportamento, specialmente ai bambini.
Le fiabe hanno una struttura più complessa, rispetto alle favole. Non dico che siano più belle, non è una gara, ma oggettivamente la struttura narrativa è più complessa, più varia.
Sono in genere composte da molte scene diverse, c’è una storia che si dipana fra sorprese e colpi di scena, con molti personaggi sia principali che secondari.
Nelle fiabe incontriamo uno o più eroine ed eroi, c’è un nemico da sconfiggere e pericoli da superare. Di fatto, la struttura delle fiabe è analoga alla struttura di tutti gli altri generi letterari, dallo storico al giallo, dalla fantascienza al fantasy. Segue le normali forme della narrazione, con la Struttura in Tre Atti e il Viaggio dell’Eroe.
Le fiabe sono spesso piene di creature fantastiche: fate, folletti, nani, draghi e molte altre. Perché una delle radici affonda nell’immaginario folklorico popolare medievale che metteva insieme le creature delle mitologie greca o romana e le figure delle antiche religioni locali, quelle che il Cristianesimo definiva pagane e che voleva cancellare. E anche i racconti dei viaggiatori in terre lontane, romanzati e fatti diventare leggenda. Un bacino infinito, una grande ricchezza di immagini che oggi rimane solo in piccola parte.
Gli animali possono essere protagonisti, certamente, e possiamo anche avere fiabe in cui ci sono soltanto animali; oppure, i protagonisti possono essere bambini, ragazzi o donne e uomini, e gli animali fare da contorno, che siano animali parlanti o no. O magari c’è un solo animale importante, ed è un animale fatato, diverso da tutti gli altri. Ci sono molte possibilità, e tutte possono funzionare molto bene.
Però, la maggioranza delle fiabe ha protagonisti umani.
Le fiabe non hanno una morale esplicita.
Certo, possono avere anche loro lo scopo di insegnare qualcosa, infatti la maggioranza delle fiabe narrano storie che parlano del Bene contro il Male, ma non è obbligatorio che questo aspetto sia presente, e in ogni caso non sarà una frase messa alla fine, come nelle favole. Si tratta magari di far derivare il messaggio dalla vicenda, da ciò che è avvenuto.
Infine, esistono diverse tipologie di fiabe. Ne parlerò meglio in un altro articolo, ma molto in breve possiamo accennare a tre dei filoni principali:
- fiabe che si fanno portatrici di simbolismi relativi alla sfera sacra delle religioni precristiane e alle antiche conoscenze esoteriche (per esempio: Biancaneve o Cappuccetto Rosso)
- fiabe con riferimenti al presente o al passato recente, con inserimento di elementi fantastici (per esempio: I Musicanti di Brema)
- fiabe ‘a indovinello’, in cui il protagonista deve scoprire qualcosa per salvare la propria vita o compiere un’impresa; molto spesso, il segreto è legato a un essere fatato o soprannaturale (per esempio: Rumpelstitkin)
Queste erano alcune delle differenze fra favole e fiabe. Grazie della lettura e a presto per altri approfondimenti su questo magico mondo narrativo.
Articolo di Valter Carignano. Ultimo aggiornamento 21 ottobre 2024