IL RITMO NARRATIVO

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IL RITMO NARRATIVO – estratto da un webinar di Scrittura Creativa a cura di Valter Carignano
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Nell’ultima newsletter  abbiamo scritto
Il primo comandamento di ogni scrittore è quello di non annoiare il lettore.

E io penso che sia davvero così, nel senso che noi ci occupiamo di narrativa, quindi di storie, e le storie sono tali nel momento in cui vengono condivise.
Ci deve essere qualcuno che le scrive ma anche – e l’importanza di fatto è la stessa – anche qualcuno che le legge. Io credo che la storia che noi scriviamo trovi compimento nella lettura da parte del pubblico, e naturalmente nella lettura integrale, da capo a fondo.

Primo: non annoiare il lettore

E se invece un lettore si ferma, abbandona, e lo fa perché si annoia? Al di là del fatto che potrebbe essere un libro non adatto a quel lettore in particolare, se si annoia abbiamo sbagliato qualcosa.
In realtà, il ritmo narrativo ha a che fare anche con la storia stessa, con l’essenza della storia. Sono due cose intimamente connesse, il ritmo narrativo è il respiro, il respiro vitale della storia.
E allora, se la nostra storia per qualche ragione non respira bene, vuol dire che la struttura stessa della storia in qualche modo non funziona, non è adeguata. Ritmo e struttura sono due cose molto molto, molto connesse tra loro, non bisogna assolutamente pensarle come separate.

Definizione di Ritmo Narrativo

Se vogliamo dare una definizione, allora il ritmo narrativo è la misura del flusso degli eventi mediante i quali  la storia si svolge agli occhi del lettore.
La precisazione ‘agli occhi del lettore’ è molto importante. Noi come scrittori, nel nostro cervello, nella nostra concezione della storia abbiamo un certo senso del tempo e un certo senso del flusso degli eventi.
Tendiamo a pensare le proprie storie in senso cronologico, dall’inizio alla fine, perché è la natura del cervello umano.
E se l’inizio magari ha le sue radici duemila anni prima,  allora vuol dire che il senso cronologico della storia nella nostra testa sarà esattamente quello, da duemila anni prima al momento attuale in cui si svolge l’azione.

Fabula, Intreccio e Ritmo Narrativo

Sappiamo però che questo può non essere il modo migliore di presentare la storia al lettore.
Può essere che quanto avvenuto nel passato in sé non sia così interessante, ma diventi interessante solo nel momento in cui mostriamo al lettore che è fondamentale per la storia chesta leggendo.
È la classica distinzione fra Fabula e Intreccio, cioè il narrare gli avvenimenti in senso assolutamente cronologico oppure mescolarli e riorganizzarli in base ad altri criteri, come per esempio la necessità di coinvolgere il lettore, fare in modo che conosca bene i personaggi prima di dare informazioni sul loro passato o sui loro antenati o  mille altre cose.

Ora, se noi guardiamo questo aspetto nell’ottica del ritmo narrativo allora acquista sicuramente un valore nuovo, un colore diverso.
Non si tratta solo di ordinare la nostra storia utilizzando dei flashback o dei flashforward, quindi narrando eventi passati o anticipando eventi successivi in sezioni o capitoli. Ma considerare che ognuna di queste sezioni o capitoli ha un ritmo, un respiro diverso rispetto alle altre.
E quello che dobbiamo fare noi è ciò che hanno sempre fatto musicisti, pittori, scultori: costruire una narrazione che alterni momenti veloci, o anche concitati, a momenti più lenti, più riflessivi,  più descrittivi. Trovare, cioè, il ritmo giusto per la nostra storia.

Ritmo vuol dire velocità?

Un ritmo narrativo efficace aiuta molto a mantenere il lettore immerso nel nostro mondo narrativo e nelle vicende dei personaggi.
Ma bisogna però essere molto chiari. Il ritmo narrativo in sé non ha a che fare con la velocità, con l’incalzare continuamente il lettore, con cospargere ogni pagina di adrenalina.

Il ritmo narrativo è alternanza di momenti più veloci e più lenti.
La velocità generale della nostra narrazione, chiamiamola per comodità di comprensione ‘velocità media’, quella che deriva proprio dall’amalgama e dall’alternarsi di momenti con velocità diverse – quella velocità la decidiamo noi in relazione alle nostre intenzioni creative e narrative.

Non si tratta quindi di scrivere ‘all’americana’, formula che poi non significa niente, ma l’importante è che noi costruiamo delle variazioni di velocità.
Se io narro una storia molto intima, piena di riflessioni, e può essere naturalmente un’ottima storia esattamente come una storia più basata sull’azione,  il discorso non cambia: devo fare in modo di variare il ritmo narrativo alternando sezioni, scene, capitoli con diversa velocità.

Sezioni lente e sezioni veloci, un esempio

Il principio chiave è proprio l’alternanza fra le sezioni dal ritmo rapido e altre dal ritmo lento. Ma rapido e lento vuol dire poco, precisiamo invece così: più rapide o più lente l’una rispetto all’altra, e alla velocità media generale che io voglio utilizzare nella mia narrazione.
Questa non è una regola, nel senso che non è una gabbia che costringe a fare o non fare qualche cosa. Credo che nella scrittura creativa non ci siano delle vere e proprie regole, ma indicazioni e strumenti il cui scopo è comunicare meglio con il lettore.

E quindi, per esempio, dopo un capitolo o una sezione ricchi di eventi e conflitti, di dialoghi importanti, di rivelazioni o drammi – allora è il momento giusto per inserire una sezione dal respiro narrativo più ampio. Questa sezione permetterà al lettore di prendere fiato anche lui, di assimilare quanto accaduto.

Potrà essere un’approfondimento dei personaggi, con loro riflessioni e pensieri o con flashback, oppure un cambio di luogo e di tempo, o l’inserimento di una nuova sottotrama o la ripresa di una situazione che si era soltanto accennata, o ancora una parte descrittiva… ci sono molte possibilità, dando per scontato che in ogni modo siano parti utili e anzi indispensabili alla nostra storia, non chiacchiere da bar.

Il principio dell’essenzialità nella scrittura

Tutto quello che noi scriviamo deve essere essenziale.
Essenziale non vuol dire breve o stringato, vuol dire che la nostra storia senza quella parte lì perderebbe una parte importante. Ecco quindi questo è l’essenzialità.

Tornando alla nostra alternanza, i momenti più lenti a loro volta aiutano a dare rilievo ai momenti più intensi e più veloci, e viceversa. Sono sezioni di uguale importanza, della lunghezza che scegliamo noi. Questo è il ritmo narrativo ottimale.

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